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Come ostia ibridata dattesa

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Come ostia ibridata d’attesa
s’innalza
una voce dal calice scuro
del mondo.
Indugia tra urla e silenzio
parola
inaudita di figli non nati,
carne profetizzata
e ombra
a planare su vergini menti.
Suggello di brina nel senso
del giglio -
alato contrario d’annuncio,
simbolo opaco nel grembo
dell’ alba.
Su desolata pianura stendardo
fecondo.

A Luca Soldati

 Luca Soldati - 21/07/2012 10:12:00 [ leggi altri commenti di Luca Soldati » ]

Prima Loredana poi tu Cristina! Se questa è la ricompensa comincerò a scrivere lettere dalla mattina alla sera :-) è bellissima! Sai...in effetti da tempo ormai ho deciso di vivere solo la contraddizione! Credo che il disapprovarsi continuamente sia l’unico modo per accedere all’attimo! Grazie!

Ciao poetessa

 Alessandro Mariani - 20/07/2012 18:57:00 [ leggi altri commenti di Alessandro Mariani » ]

" Ostia ibridata" è un’immagine bellissima: sembra essere nel momento in cui il parroco la intinge nel vino; poi la metamorfosi dell’ostia nel calice, il corpo nella mondo. Un passaggio triste, quasi desolato, ci porta verso un’amara descrizione di mondi mai nati, paragonati a bambini, che sembrano avere espiato le colpe di qualcuno. Dice il romanzo di Saramago, " Il vangelo secondo Gesù Cristo", che quando Gesù morì sulla croce disse " Padre, fa che gli uomini perdonino i tuoi peccati". La tua però non mi sembra una provocazione ma attestazione della realtà, spesso squallida. Ultimo passaggio che scioglie i precedenti materialismi, quando entra in gioco la figura della brina; sulla pianura forse c’è ancora speranza di procreare qualcosa di nuovo.
Spero di averla capita ( anche se l’interpretazione è sempre una cosa personale).
Un caro saluto

 Fiammetta Lucattini - 20/07/2012 18:56:00 [ leggi altri commenti di Fiammetta Lucattini » ]

Come sempre impareggiabile nella raffinatezza lessicale.

 Loredana Savelli - 20/07/2012 13:36:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Ci sono termini (lessemi?) in questa poesia (ostia, carne profetizzata, giglio, annuncio, simbolo, stendardo) che mi fanno pensare a un’innocenza negata, a un figlio "non nato".
Ho letto molto dolore, molta fatica, molta rassegnazione.

Mi commuove perché la maternità è un compromesso tra il dare alla luce e il togliere dalla luce, è un "tempo tecnico" che può essere lancinante sia che il figlio nasca, sia che il figlio non nasca.
Perciò mi commuove anche la dedica a Luca Soldati.

Un abbraccio a entrambi.

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